Per imparare a scrivere bisogna leggere molto? 1/2

leggere per imparare a scrivere

Leggere molto serve per imparare a scrivere: è una cosa che ci hanno ripetuto fin dalle scuole elementari.

È davvero così? Ecco qualche considerazione in base alla mia esperienza di lettrice (per passione) e di copywriter (per professione), senza la pretesa di dare una risposta definitiva.

Capita che le persone mi chiedano qualche consiglio per migliorare il loro rapporto con la scrittura, o che siano curiose su come ho trasformato la mia predisposizione per la scrittura in un lavoro. Di solito la domanda successiva è: “Tu leggi molto, vero?”.

Se devo definirmi in base alle mie passioni, la lettura viene al primo posto, prima della scrittura. Ho sempre amato scoprire altri mondi con la lettura, immergermi nelle storie per poi uscirne ogni volta con un sogno, un’emozione e una ricchezza in più.

Non so se questa passione mi abbia facilitata nella scrittura, anche se fin dai primi anni di scuola gli insegnanti dicevano che avevo una buona proprietà lessicale per la mia età e non avevo timore di lanciarmi in frasi e strutture complesse.

Oggi, se scrivere è un processo un po’ faticoso, che mi richiede concentrazione, disciplina e forza di volontà, leggere è un bisogno quotidiano, come per tanti la corsa mattutina (impulso che non ho mai provato, purtroppo).

Perché leggere aiuta a migliorare la capacità di scrivere?

Per rispondere a questa domanda ho confrontato le mie impressioni con quelle di altre persone che amano leggere e che scrivono per lavoro o per piacere personale. Con “leggere” intendiamo qualsiasi cosa: romanzi, saggi, riviste, fumetti, articoli online.

Nessuno di noi si sentirebbe di sbandierare la certezza “Leggi un libro a settimana e noterai entro 6 mesi dei miglioramenti al tuo stile di scrittura”, ma per tutti è chiaro che il legame tra le due attività è profondo e complesso.

Leggere, secondo noi, ha alcuni effetti benefici sulla capacità di scrivere.

Le buone letture aiutano a sviluppare la sensibilità verso la buona scrittura

È una questione di “buone frequentazioni”. Leggere testi scritti bene affina la capacità di riconoscere e apprezzare la buona scrittura. Credo che una cosa del genere capiti per tutte le discipline: se ti abitui a mangiare cibi raffinati e gustare vini di qualità, sapresti riconoscere a occhi chiusi il piatto di un fast food scadente.

Questa capacità di capire se un testo è scritto bene, con il tempo diventa un processo quasi automatico: interiorizziamo regole, strutture e ritmo che ci fanno imparare a sentire quando qualcosa è scritto bene.

Il fiuto per la buona scrittura ci dà qualche strumento per valutare i testi che noi stessi scriviamo. Anche se spesso siamo ipercritici verso le nostre produzioni, il nostro bagaglio da lettori ci offre qualche paletto oggettivo per giudicare i testi e capire se sono utili al nostro obiettivo di comunicazione.

Quando rileggo i miei testi lo faccio a più riprese, con delle pause, e correggo e rileggo fino a quando non sento un’armonia generale, un ritmo adatto al tono che volevo dare al testo: autorevole, emotivo, brillante, etc.  Non saprei esprimere precisamente cosa ricerco, ma a un certo punto trovo quella compiutezza nel testo che mi fa capire che la mia voce è uscita nel modo giusto.

Questo è uno dei motivi per cui ho sempre rifiutato di tenere corsi di scrittura: la mia è una scrittura d’istinto, che si basa sulla mia sensibilità più che su principi da condividere con gli altri.

Se hai voglia di allenare questa capacità, ti consiglierei di leggere scrittori, poeti e giornalisti diversi, soffermandoti a sentire come risuonano le loro voci, cosa ti comunicano. Il trucco per imparare qualcosa da queste letture è sperimentare tra i generi, trovare un argomento, uno stile, una storia che ti appassiona e lasciarti andare ad essa. Rileggi più volte i brani che ti hanno colpito di più per captare il ritmo, l’incedere del testo, la scelta delle parole, i tempi verbali, la struttura delle frasi. Riconoscere qualcosa è il primo passo per capirlo e apprezzarlo.

Leggere insegna a sentire la musicalità del testo

Ogni testo ha la sua musicalità. Uno scrittore valido la sa modulare con maestria e ci insegna a sentirla attraverso tante scelte: la struttura generale del testo, periodi lunghi/ricchi di subordinate o brevi, concisi e sincopati, la scelta delle parole, con vocaboli comuni o ricercati, suoni armoniosi o cacofonici, l’uso di ripetizioni o di sinonimi e le pause interne al testo, scandito dalla punteggiatura.

Sentire la musicalità del testo ci insegna a fare attenzione al nostro ritmo naturale di scrittura e a valorizzarlo. Credo che l’autenticità sia l’arma segreta di ognuno di noi per “arrivare” alle persone.

Quando correggo i miei testi, per esempio, ho un’attenzione maniacale per la collocazione delle virgole perché mi rendo conto che fanno una grande differenza su come sarà percepito il discorso. A volte, rileggendo, mi trovo in disaccordo con le mie scelte precedenti, e quella virgola che mi sembrava perfetta ora la sento fuori posto, fastidiosa.

Leggere insegna che la scrittura dipende dal contesto

La lettura ha tantissime declinazioni. Ognuno può trovare il suo format preferito, in linea con i gusti e le personalità: romanzi, saggi, fumetti, graphic novels, poesie, gialli, libri per bambini che conquistano gli adulti, blog e siti web. Allenarci a leggere e a conoscere le convenzioni dei vari generi ci aiuta a riconoscere quando un testo è scritto bene e adeguato al contesto o quando lo sentiamo dissonante, inadeguato.

Questa sarà per molti un’autentica rivelazione e un grande aiuto per scrivere nella vita quotidiana. Infatti non esiste uno stile giusto sempre e in assoluto: un testo valido dipende dal contesto e dall’uso che se ne farà. Quando ci mettiamo davanti alla tastiera e allo schermo bianco non dobbiamo imitare a priori dei modelli che abbiamo in testa, magari adottando uno stile sostenuto, cercando paroloni, strutture complesse e contorte simili al linguaggio burocratico. Dobbiamo prima di tutto capire qualcosa di più sul nostro testo: a chi ci rivolgiamo, cosa vogliamo comunicargli e dove incontrerà le nostre parole, e poi scrivere in modo chiaro e semplice, nel rispetto della grammatica e della sintassi.

Per lo stesso motivo, credo che non possiamo scrivere di tutto: ci sono settori, tipologie di testo e argomenti che semplicemente non sono nelle mie corde e che non accetto principalmente per evitarmi l’enorme sofferenza di ritrovarmi di fronte a una serie di frasi che non si fondono tra loro come vorrei.

Cosa ne pensi? Ti ritrovi nelle mie considerazioni? Se ti fa piacere, condividi le tue nei commenti.

Il racconto del rapporto tra lettura e scrittura continua. In questo articolo esploro la capacità della lettura di coltivare la nostra capacità di storytelling:

Per imparare a scrivere bisogna leggere molto? 2/2

Qui invece ti propongo una lettura che secondo me è rivelatrice per chi vuole imparare a scrivere meglio:

Leggere testi illuminanti per migliorare la propria scrittura – Alice Munro

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *