Distrazioni e refusi sono all’ordine del giorno per chi scrive e la lotta ai refusi è una vera tecnica che ognuno mette in atto con il suo metodo. Nessuno è immune dal refuso, e la figuraccia è dietro l’angolo.
Leggo regolarmente l’inserto settimanale dedicato a spettacolo, musica e tempo libero del quotidiano più diffuso in Piemonte, una vera istituzione per la vita sociale. Sulla copertina dedicata a Collisioni, il festival indipendente di letteratura e musica che ogni anno porta a Barolo star internazionali del calibro di Bob Dylan e Patty Smith, un titolo ammiccante mi informa che si esibiranno i DEEP PEOPLE.
“Boh – ho pensato – non li conosco”. Poi i miei neuroni hanno iniziato a ronzare pericolosamente e sono andata a verificare il testo dell’articolo corrispondente. Ops…erano i DEEP PURPLE, la rock band monumento degli anni Settanta, quelli di Smoke on the Water, per intenderci.
Dopo il momento iniziale di costernazione mi sono immedesimata con un brivido nelle reazioni della redazione di Torino Sette quando ha visto nero su bianco il refuso, più propriamente definibile come gaffe clamorosa. Quattrocentomila copie fresche di stampa, ognuna con il suo errore in bella vista, indelebile e pronto a girare da un capo all’altro del Piemonte. Su Facebook non sono tardati i commenti sarcastici. E se in calendario ci fossero stati i Led Zeppelin (magari!) il titolo maldestro avrebbe potuto suggerire che a Barolo c’erano Le Zeppole (gratis per tutti i presenti?!?).
Sbagliare è umano, però…
Errare è umano e anche lo sbaglio più becero può superare vari livelli di controllo e nascere da concatenazioni di coincidenze nefaste, che a questo punto mi diverto a immaginare (superficialità del redattore ventenne che non sa nulla della storia del rock o correttore automatico beffardo? Titolista stanco convinto di aver digitato il nome corretto?).
Esiste ancora il visto “si stampi” da cui la mia vita lavorativa è stata tormentata ogni volta che si andava in stampa con un invito o un manifesto?
Quando trascorri tante ore davanti allo schermo e lavori allo stesso testo alla fine non vedi più l’errore plateale che hai davanti agli occhi. Leggi con il cervello, completi le frasi mentalmente in automatico e non leggi davvero con gli occhi. Una banale distrazione che supera le varie riletture del testo basta a farci perdere un po’ di credibilità, a esporci all’ironia di chi legge e a farci sembrare superficiali.
Per chi lavora con le parole questo è molto spiacevole, diciamo inaccettabile. “Maneggiamo” la lingua, la grammatica, l’informazione scritta e abbiamo il dovere di fornire informazioni corrette.
La mia check list per scovare i refusi
Ecco la mia check list antistrafalcione, che applico in modo sistematico prima di consegnare un testo:
- verifica informazioni numeriche o testuali che ho trasferito nel testo da documenti e materiale forniti dal committente
- verifica delle fonti delle informazioni che ho inserito di mia iniziativa nel testo (date, riferimenti vari)
- verifica spelling nomi propri
- verifica eventuali dubbi ortografici sia per l’italiano (anche accenti gravi o acuti) che per le parole straniere
- verifica funzionalità dei link e correttezza dello spelling dei siti web
- rilettura del testo su schermo del PC applicando il controllo ortografico (cambiarlo a seconda della lingua!)
- stampa del testo e lettura attenta: la prima volta mi concentro su spelling e ortografia, la seconda sula punteggiatura
- rilettura finale del testo dopo una pausa
- eventuale lettura da parte di una terza persona. La legge di Murphy dice che se è rimasto un errore si farà trovare subito da chi lo legge per la prima volta, mentre io ho perso la vista senza vederlo.
Regole evergreen
- Google offre una possibilità immediata di verifica di qualsiasi informazione. Bisogna avere l’accortezza di non fidarsi pedestremente della prima risposta trovata ma confrontare alcune fonti diverse tra le soluzioni offerte da Google nelle prime pagine.
- Il web mette a disposizione gratuitamente dizionari online, sinonimi e contrari, etimologici, traduttori, forum su grammatica e lessico. Spesso fare una verifica in più vuol dire regalarsi, oltre alla sicurezza di un lavoro curato, una pillolina quotidiana di cultura e informazione.